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giovedì 1 novembre 2012



Voglio iniziare questa recensione in modo diverso dal solito, dando un consiglio a tutti voi che siete appassionati di questa serie: cercate in tutti i modi di giocare con Resident Evil 6 lasciando da parte le cose che avete letto finora e la voglia di trovarvi di fronte alla redenzione della serie di Capcom, al gioco che riporterà la saga alla sua età dell'oro.

Pensieri di questo tipo non potranno che farvi partire prevenuti nei suoi confronti e questo è sicuramente il modo migliore per rovinarsi le esperienze che questo titolo offre. E se alla fine di questa recensione deciderete che quanto letto meriti una verifica sul campo da parte vostra, fate in modo che questo avvenga per il motivo giusto e non per una sorta di accanimento terapeutico.

Bene, fatta questa doverosa premessa passiamo a parlare di Resident Evil 6, l'unico gioco che in questo periodo poteva distogliermi dall'intento di portare a termine Borderlands 2 al 100% con tutti i personaggi. Ho passato molti giorni in sua compagnia, ripetendomi fino allo sfinimento il mantra che vi ho appena consigliato e sapete cosa vi dico? Che sotto tanti problemi, tanti difetti e tanta confusione, si intravede comunque qualcosa di buono. Si scorge un titolo che, lo dico subito, aveva le potenzialità per lasciare a bocca aperta, cosa che purtroppo non avviene per i motivi che mi appresto a spiegarvi.

Quasi tutte le impressioni destate dalla versione preview che avevo testato poco tempo fa sono state confermate da questa edizione definitiva del gioco. Sappiamo già tutti quale delle tre campagne iniziali i giocatori più nostalgici sceglieranno, ovvero quella di Leon, che assomiglia più di tutte al vecchio stile della serie, e per vecchio stile intendo Resident Evil 4.

Questo vi attende dietro ai panni del prode agente Kennedy, che ormai ha ben poco dell'imberbe poliziotto al suo primo giorno di lavoro visto nel secondo capitolo della saga. Sul fatto che questa parte del gioco rimarrà la preferita dai giocatori di lunga data non c'è assolutamente dubbio. Un po' tutti ci aspettavamo che Capcom seguisse la strada intrapresa con Resident Evil: Revelations in questo sesto capitolo e l'avventura di Leon in effetti è quella che più assomiglia al titolo per 3DS.

"L'approccio scelto è però più cinematografico e fisico, con filmati altamente spettacolari"
L'approccio scelto è però più cinematografico e "fisico" rispetto ai giochi precedenti, con filmati altamente spettacolari (per non dire esagerati) che fanno da contorno a un'avventura dal passo più lento rispetto alle altre, con qualche accelerazione improvvisa.

Per quanto riguarda Chris, ciò che vi troverete a fronteggiare è una sorta di "Resident Gears of Evil War", nel quale i proiettili sono i veri protagonisti e il ritmo è molto più vicino a quello di uno sparatutto che non di un action-adventure.

Anche la telecamera traballante che tanti dubbi aveva sollevato in precedenza è tornata. Il team di sviluppo ha infatti optato per un'inquadratura realistica dell'azione in stile Cloverfield, nella quale i movimenti "naturali" del corpo dei protagonisti viene assecondato in qualsiasi situazione.

Ciò significa che anche quando Chris o il suo compagno Piers si trovano nel bel mezzo della guerra (perché di questo si tratta) i ballonzolamenti si fanno fin troppo frequenti e, a parte il senso di nausea, in alcuni casi seguire ciò che sta succedendo su schermo non è facilissimo.

Fortunatamente non tutto è così negativo nell'avventura dell'agente Redfield, che nonostante si ponga come una delle cose più distanti dal classico stile Resident Evil, ha alcuni momenti di gameplay interessanti e intensi. Le sezioni negli interni sono più interessanti di quelle all'aperto e riescono anche a trasmettere a tratti una certa sensazione di claustrofobia. Qualche (piccolo) salto sulla sedia è garantito dalle solite apparizioni ad effetto, ma non per i giocatori più smaliziati, che difficilmente proveranno vera e propria paura.

La storia che fa da contorno parte in maniera interessante, con un Chris ridotto in pessime condizioni dai suoi terribili ricordi e qualche potenzialmente interessante accenno a una nuova cospirazione farmaceutica... Purtroppo però la sceneggiatura diventa molto meno interessante col passare del tempo e lascia spazio quasi unicamente all'azione.

La difficoltà media anche in questo caso è leggermente superiore rispetto agli ultimi capitoli della serie, e parlo del livello di default perché scegliendo i due superiori le cose si fanno molto ma molto, molto più serie. Se avete intenzione di portare a termine il gioco a tutti i livelli di difficoltà, magari scovando tutti gli emblemi nascosti e sbloccando le piastrine e i titoli disponibili, preparatevi a rimanere parecchio tempo di fronte allo schermo.

La longevità infatti è notevolmente elevata, di gran lunga superiore a quella dei predecessori. Alle tre/quattro avventure principali (la cui durata non è esattamente identica a quella di Resident Evil 5 come affermato da Capcom, ma si attesta comunque intorno alle 8/10 ore), si aggiunge appunto l'eventuale voglia di scovare tutti i bonus nascosti rigiocando i singoli livelli, di migliorare la propria valutazione negli stessi e le modalità multiplayer che purtroppo non ho avuto la possibilità di provare.

Fonte: eurogamer.it